Ieri sera sono andata a cena a Soho (Londra), ho raggiunto un gruppo di sostenitori di Matteo Renzi, che si riunivano per capire come dare il proprio sostegno a Matteo, anche da qui, da oltremanica.
Ho trovato persone per lo più della mia generazione (tra i 30 e i 40) limpide, trasparenti e con tanta voglia di partecipare alla vita politica del nostro bel paese. E non dico partecipare di nuovo. Dico partecipare.
La differenza non e' ne' sottile, ne' scontata. E la questione solleva una grande riflessione, che mi porta a fare necessariamente un piccolo viaggio indietro nel tempo.
La mia generazione, quella che al liceo non sapeva neanche cosa fosse il cellulare, ha masticato e digerito in modo tutto suo la parola politica.
Ora, non voglio generalizzare, voglio solo raccontare quello che e' capitato a me e che parlando un po' ieri sera ho ritrovato nell'esperienza di altre persone.
Partendo dal presupposto che i dinosauri che popolano le prime pagine dei nostri quotidiani oggi, sono gli stessi che c'erano allora (ebbene si, sono classe '76), la questione non era tanto "vediamoci il programma, cerchiamo di capire cosa e' più vicino alle nostre esigenze, alle nostre aspirazioni".
Il punto era: "o sei comunista, o sei fascista" e se andavi contro la maggioranza c'era poco da fare: eri uno sfigato.
Si trattava forse di una forte necessita'di senso di appartenenza, o forse ancora vivevamo all'ombra della polvere sollevata dalla storia dei primi decenni del '900.
Fatto sta che il risultato per molti, come per me e' stato: ciao ciao politica. Anche perche' poi si sa', non e' che ci fosse un gran senso della politica, intesa come questione collettiva per il bene della comunità.
La politica per me, e' sempre e solo stata un magna magna.
I miei ricordi legati alla politica sono solo traumi, se vogliamo.
Poi un giorno, circa tre anni fa, mi imbatto in Matteo Renzi. Lo seguo su Facebook, su Twitter, ricevo le sue newsletter. Un bravo sindaco. Una persona che ha voglia di scardinare questo meccanismo mastodontico e ridare alla gente la voglia di partecipare alla "cosa pubblica". E da allora, mi ritrovo ad essere interessata alla politica. Sento la voglia di cambiare, sento che finalmente abbiamo l'opportunità' di riprenderci ciò che e' nostro.
Ecco perche' sostengo Matteo Renzi, perche' mi ha ridato la voglia di crederci. E come me, questo sentimento, questa spinta, questa passione - chiamala come ti pare, l'hanno sentita in tanti.
Quei tanti che come me non sapevano che farsene della parola "politica".
Ecco, questo e' un segnale forte, un segnale importante. Questo per me e' quello che conta.
E per questo non capisco l'inutile polemica gratuita che viene fatta attorno a lui, tipo "E' berlusconiano o e' troppo giovane".
Mi rendo conto che in Italia oramai siamo capaci a fare solo questo. Criticare, alzar polemica. Urlare l'uno contro l'altro. Il nostro e' un atteggiamento da tifo da stadio, tutto italiano, dove la sportività non trova più spazio.
E allora forza Matteo, scardiniamo anche questo. L'Italia ha bisogno di cambiare, ha bisogno di ritrovare quei valori che non sono perduti, ma che stanno diventando rari e preziosi.
L' Italia ha bisogno di onesta', di verita', di visioni anche nel momento più cupo dell'incertezza.
Ma soprattutto l'Italia ha bisogno degli italiani.
Ecco perche' scrivo qui, oggi, dall'Inghilterra. Perché il mio paese lo so', ha bisogno anche di me.
Ho trovato persone per lo più della mia generazione (tra i 30 e i 40) limpide, trasparenti e con tanta voglia di partecipare alla vita politica del nostro bel paese. E non dico partecipare di nuovo. Dico partecipare.
La differenza non e' ne' sottile, ne' scontata. E la questione solleva una grande riflessione, che mi porta a fare necessariamente un piccolo viaggio indietro nel tempo.
La mia generazione, quella che al liceo non sapeva neanche cosa fosse il cellulare, ha masticato e digerito in modo tutto suo la parola politica.
Ora, non voglio generalizzare, voglio solo raccontare quello che e' capitato a me e che parlando un po' ieri sera ho ritrovato nell'esperienza di altre persone.
Partendo dal presupposto che i dinosauri che popolano le prime pagine dei nostri quotidiani oggi, sono gli stessi che c'erano allora (ebbene si, sono classe '76), la questione non era tanto "vediamoci il programma, cerchiamo di capire cosa e' più vicino alle nostre esigenze, alle nostre aspirazioni".
Il punto era: "o sei comunista, o sei fascista" e se andavi contro la maggioranza c'era poco da fare: eri uno sfigato.
Si trattava forse di una forte necessita'di senso di appartenenza, o forse ancora vivevamo all'ombra della polvere sollevata dalla storia dei primi decenni del '900.
Fatto sta che il risultato per molti, come per me e' stato: ciao ciao politica. Anche perche' poi si sa', non e' che ci fosse un gran senso della politica, intesa come questione collettiva per il bene della comunità.
La politica per me, e' sempre e solo stata un magna magna.
I miei ricordi legati alla politica sono solo traumi, se vogliamo.
Poi un giorno, circa tre anni fa, mi imbatto in Matteo Renzi. Lo seguo su Facebook, su Twitter, ricevo le sue newsletter. Un bravo sindaco. Una persona che ha voglia di scardinare questo meccanismo mastodontico e ridare alla gente la voglia di partecipare alla "cosa pubblica". E da allora, mi ritrovo ad essere interessata alla politica. Sento la voglia di cambiare, sento che finalmente abbiamo l'opportunità' di riprenderci ciò che e' nostro.
Ecco perche' sostengo Matteo Renzi, perche' mi ha ridato la voglia di crederci. E come me, questo sentimento, questa spinta, questa passione - chiamala come ti pare, l'hanno sentita in tanti.
Quei tanti che come me non sapevano che farsene della parola "politica".
Ecco, questo e' un segnale forte, un segnale importante. Questo per me e' quello che conta.
E per questo non capisco l'inutile polemica gratuita che viene fatta attorno a lui, tipo "E' berlusconiano o e' troppo giovane".
Mi rendo conto che in Italia oramai siamo capaci a fare solo questo. Criticare, alzar polemica. Urlare l'uno contro l'altro. Il nostro e' un atteggiamento da tifo da stadio, tutto italiano, dove la sportività non trova più spazio.
E allora forza Matteo, scardiniamo anche questo. L'Italia ha bisogno di cambiare, ha bisogno di ritrovare quei valori che non sono perduti, ma che stanno diventando rari e preziosi.
L' Italia ha bisogno di onesta', di verita', di visioni anche nel momento più cupo dell'incertezza.
Ma soprattutto l'Italia ha bisogno degli italiani.
Ecco perche' scrivo qui, oggi, dall'Inghilterra. Perché il mio paese lo so', ha bisogno anche di me.
2 commenti:
Ciao Elena,
sono assolutamente d'accordo con te, grazie per averlo scritto cosi bene. Vivo anch'io a Londra e non manchero' alla prossima cena dei sostenitori di Matteo.
Riccardo
Ciao Riccardo,
grazie!
Allora ci vediamo alla prossima cena :)
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