Eccomi.
In una delle mie riflessioni spicce che mestamente spurgano in un pomeriggio di colpi di scena per la (s)fiducia al governo di larghe intese.
Che poi, basterebbe levare la data e potrebbe essere tranquillamente una riflessione di dieci o vent'anni fa. Che tanto i nomi sono sempre gli stessi, gli slogan pure, i programmi tv lo stesso e i problemi...che te lo dico a fare.
Insomma, il menù non cambia, la squadra neanche e io dopo tre anni vissuti all'estero, sento di voler commentare con la lucidità di chi, però, dal sistema mediatico e politico italiano si è disintossicato.
Si, perchè a guardare le trasmissioni televisive italiane, mi viene voglia di imbracciare una confezione di pop corn formato gigante. Ore 21, iniziano i thriller. Formato breve, formato meno breve, formato rimpastato.
Sigle che incalzano, servizi da brivido, voice over importanti.
Gli ospiti sono sempre gli stessi, ma la trama alla Beautiful ci rimanda ogni mattino a riaprire i giornali: "E oggi che succederà?"
E qui, in due righe, ecco il punto: il sistema mediatico e quello politico si alimentano a vicenda. Il sistema mediatico detta le regole: botulino, bei vestiti, basta che se ne parli, urla, musica incalzante.
Quello politico fornisce i contenuti: IVA che sale, legge elettorale che non cambia, Berlusconi qui, Berlusconi lí, Berlusconi sopra, Berlusconi sotto, crisi di governo, fiducia, Berlusconi a destra, spread che sale e via così.
Poi, qui (Inghilterra), accendi il televisore e ti vedi "Question time".
Programma di stampo politico, in cui il pubblico fa domande lineari ai politici, che linearmente rispondono.
Niente pop corn. Piacevole visione dopo cena cui seguono spunti per riflessioni interessanti.
E si costruisce una sana opinione. Ripeto: sana.
Insomma: cosa non va in Italia?
È solo il sistema politico, o forse siamo vittima di qualcosa di ancora più profondo?
Gli italiani sono stati a lungo imboccati dai media e nei media converge la nostra cultura. Che non è più nostra però.
È la cultura del profitto, delle vendite, degli ascolti, dei riflettori.
È la cultura del Grande Fratello.
E attenzione, non ho nulla contro il format. È che noi lo abbiamo assorbito male e invece di identificarlo in un programma di intrattenimento punto, lo abbiamo elevato a modello di realizzazione personale.
Partecipo al Big Brother ergo sum.
Questa forse è la ruga più profonda sul volto contratto dell'Italia.
Allora forse, non solo dovremmo incalzare il sistema politico e favorire un rinnovamento di nomi, volti e soprattutto menti, ma dovremmo anche cominciare a selezionare meglio ciò che guardiamo, leggiamo e navighiamo.
Perchè spero che non sia buffamente vero quel che ho letto su Twitter, " c'è solo una via d'uscita. il Brennero" (cit. Cosimo Pacciani @CosmayDamiano)
Nessun commento:
Posta un commento