mercoledì 2 ottobre 2013

MEDIOLITICA - L'era dei media e della (falsa) politica.


Eccomi.
In una delle mie riflessioni spicce che mestamente spurgano in un pomeriggio di colpi di scena per la (s)fiducia al governo di larghe intese.

Che poi, basterebbe levare la data e potrebbe essere tranquillamente una riflessione di dieci o vent'anni fa. Che tanto i nomi sono sempre gli stessi, gli slogan pure, i programmi tv lo stesso e i problemi...che te lo dico a fare.
Insomma, il  menù non cambia, la squadra neanche e io dopo tre anni vissuti all'estero, sento di voler commentare con la lucidità di chi, però, dal sistema mediatico e politico italiano si è disintossicato.

Si, perchè a guardare le trasmissioni televisive italiane, mi viene voglia di imbracciare una confezione di pop corn formato gigante. Ore 21, iniziano i thriller. Formato breve, formato meno breve, formato rimpastato.
Sigle che incalzano, servizi da brivido, voice over importanti.
Gli ospiti sono sempre gli stessi, ma la trama alla Beautiful ci rimanda ogni mattino a riaprire i giornali: "E oggi che succederà?"
E qui, in due righe, ecco il punto: il sistema mediatico e quello politico si alimentano a vicenda. Il sistema mediatico detta le regole: botulino, bei vestiti, basta che se ne parli, urla, musica incalzante.
Quello politico fornisce i contenuti: IVA che sale, legge elettorale che non cambia, Berlusconi qui, Berlusconi lí, Berlusconi sopra, Berlusconi sotto, crisi di governo, fiducia, Berlusconi a destra, spread che sale e via così.

Poi, qui (Inghilterra), accendi il televisore e ti vedi "Question time".
Programma di stampo politico, in cui il pubblico fa domande lineari ai politici, che linearmente rispondono.
Niente pop corn. Piacevole visione dopo cena cui seguono spunti per riflessioni interessanti.
E si costruisce una sana opinione. Ripeto: sana.

Insomma: cosa non va in Italia?
È solo il sistema politico, o forse siamo vittima di qualcosa di ancora più profondo?
Gli italiani sono stati a lungo imboccati dai media e nei media converge la nostra cultura. Che non è più nostra però.
È la cultura del profitto, delle vendite, degli ascolti, dei riflettori.
È la cultura del Grande Fratello.

E attenzione, non ho nulla contro il format. È che noi lo abbiamo assorbito male e invece di identificarlo in un programma di intrattenimento punto, lo abbiamo elevato a modello di realizzazione personale.
Partecipo al Big Brother ergo sum.
Questa forse è la ruga più profonda sul volto contratto dell'Italia.
Allora forse, non solo dovremmo incalzare il sistema politico e favorire un rinnovamento di nomi, volti e soprattutto menti, ma dovremmo anche cominciare a selezionare meglio ciò che guardiamo, leggiamo e navighiamo.

Perchè spero che non sia buffamente vero quel che ho letto su Twitter, " c'è solo una via d'uscita. il Brennero" (cit. Cosimo Pacciani @CosmayDamiano)



giovedì 5 settembre 2013

UNA DONNA, UN'ALIENA. Riflessioni fuori luogo di una (giovane) donna (matura)


No, non mi trucco. O almeno se lo faccio non si vede. Non uso creme miracolose per il viso, mai fatta una puntura di botulino. Non amo vestirmi alla moda e raramente vengo assalita da attacchi di shopping compulsivo.
Sono decisamente in controtendenza, me ne rendo conto. Ma non lo faccio apposta. Io, sono così.

Questo, sia chiaro, non vuol dire che anche io non abbia la mia femminilità.

Non sono una persona sciatta. Mi piace essere in ordine. Avere sempre il mio profumo addosso. Sorridere.
E odio puntare il dito verso gli altri. Per questo mi chiedo per quale motivo, le donne come me, vengono viste come aliene.
"Ma un tacco? Lo smalto?". Ce li ho. Giuro che di scarpe con il tacco sono piena. Ma se non c'è un'occasione per metterle, non sono certo io a infilarmele.
Amo le mie pantofolosissime trainers, con cui muovo passi sicuri. Sono loro a farmi sentire giovane.
Ho anche una bella scelta di smalti. Ma passare mezz'ora a pennellarmi le unghie lo trovo noioso.
Devo sentirmi strana per questo? Inadeguata?
Cosa è che fa di una donna un essere gentile, cosa è capace di illuminarle davvero il volto?
Circa un mese fa, colta da senso di colpa per non prendermi forse abbastanza cura di me, ho comprato online un fondotinta costosissimo. Uno di quelli che garantisce una pelle levigata, morbida. Un antirughe che riflette la luce, corregge le imperfezioni e ti promette il viso di una sedicenne. Uno di quei fondotinta che quando apri la scatola e vedi la bottiglietta, ti viene da tenerla un po' in mano, a venerarla. Un excalibur del make up.
Ecco, in attesa che il fondotinta fosse consegnato a casa, ho comprato una crema idratante, colorata, il cui costo probabilmente poteva coprire si e no il bugiardino in 15 lingue del sopracitato fondotinta.
Ebbene, risultato: continuo ad usare la crema cheap. Perchè? È buonissima, vi giuro. Uniforma il colorito. Illumina l'incarnato. Si stende in un attimo. Non fa la pelle lucida. Insomma, comoda. Un po' come le trainers.
Ma sarà questo accomodare il mio modo di essere a fare di me un'aliena? O forse questa ricerca di ciò che mi piace è la chiave della mia femminilità? Ma la mia, è femminilità?
O la femminilità è solo fatta di tacchi, di smalto, di capelli in piega, di guardaroba impeccabili.

Che poi la femminilità non equivale alla bellezza. La femminilità è un qualcosa di sublime.
Un concetto, quello del sublime, che rimbalza nelle domande degli uomini dall'antica Grecia ad oggi. Un concetto tanto elevato quanto consumato. Tanto profondo quanto nascosto.

E comunque, una risposta non ce l'ho, ma una certezza si.
Mi piaccio.
E forse, questo è quello che conta.

domenica 11 novembre 2012

IL FERMENTO OLTREMANICA

Londra. Novembre 2012.
I Comitati per Matteo Renzi sono arrivati fin qua. Ne è nato uno non da molto, il Comitato Londra per Matteo Renzi - e gli incontri con cadenza settimanale proseguono fitti di temi di cui discutere.
C'è fermento. Le primarie sono in vista.
Ci si ritrova in aule universitarie a discutere, ad ascoltare, a dare suggerimenti per il nostro Paese.
Si fa volontariato. Si propongono idee, si vagliano soluzioni.
Le persone sono affamate di cambiamento.

Tutte persone che l'Italia ce l'hanno segnata sulla pelle, incisa nel cuore. E che se parli di debito pubblico, di condizione delle donne, di cultura o anche solo di pizza e mortadella, ti sanno disegnare un quadro perfetto, del perché, del per come, del come migliorare, del cosa bisognerebbe fare.

Gente che l'Italia ce l'ha nel sangue e che in qualche modo, trovandosi in un altro paese se la sente ancor più sua.
Il comitato Londra per Matteo Renzi è questo ed anche di più.
E' condivisione, è supporto, è intenzione, è speranza.
Persone di spessore, ho pensato all'ultimo incontro a cui ho partecipato. Risorse preziose. Che vivono e lavorano oltremanica.
Hai capito Italia?
Lo ripeto, perché il concetto non sembra essere chiaro: persone di spessore, risorse preziose che vivono e lavorano oltremanica. Esatto, ora hai colto il punto: te le sei perse.
Che poi oltremanica siamo tanti, ma altrettanti sono sparsi per il mondo.
Se mi fermo a pensare, mi rendo conto che ho amici italiani che vivono in America, in Cina, in Australia, in South Africa, in Qatar, negli Emirati, in Danimarca, in Olanda.
Ohibò, siamo una generazione di dispersi!

Sull'ultima enews di Matteo Renzi, una frase mi è rimasta impressa sulla retina: non si ferma il vento con le mani.
Magari mi sbaglio, ma ci credo. Gli credo.
E credo soprattutto in tutto quell'universo che gli sta crescendo intorno.
Credo nell'Italia. Credo negli italiani. Sò che anche fuori dai confini possiamo fare qualcosa.
Arrivano le primarie gente. Andiamo a votare.