martedì 2 dicembre 2008

QUANDO IL CLIMA CHIAMA ...e l'Italia non risponde...



Si è aperto ieri il convegno sui cambiamenti climatici a Poznan, in Polonia.
Il congresso che durerà due settimane, si pone come importante obiettivo di "mezzavia" per la negozziazione di un ambiziosissimo accordo sul cambiamento climatico, che verrà concluso a Copenaghen nel Dicembre del prossimo anno.



Tra i quasi 11,000 partecipanti al convegno aderiscono 187 paesi facenti parte dell'accordo e rappresentativi del business e dell'industria, due stati osservatori, 400 organizzazioni non governative e 38 organizzazioni internazionali.
I membri del convegno hanno poco più di un anno per concordare azioni mirate, adattarsi ai nuovi programmi ed alle realtà emergenti e ridefinire i parametri finanziari e tecnologici per fronteggiare il cambiamento climatico.

Insomma....la situzione è diventata piuttosto urgente e siamo davvero arrivati al limite per prendere delle decisioni importanti per preservare il nostro pianeta.
Sottolineo nostro: siamo l'unica specie vivente al mondo che invece di preservare il proprio habitat lo distrugge. Buffo no?

Per fortuna qualcuno con il sale in zucca ancora c'è, tanto che circa 10 anni fa, alcuni paesi si unirono in un accordo internazionale - the United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) per cominciare a considerare cosa può essere fatto per ridurre il riscaldamento globale. Ed è proprio lì che ha avuto inizio questa battaglia.
Più recentemente, un certo numero di nazione ha inoltre sottoscritto un'aggiunta all'accordo: il Protocollo di Kyoto (lo conoscerete tutti almeno per sentito dire), molto più concreto per via delle misure legali che coinvolgono i partecipanti.
Così, tra un Bush e un Berlusconi, un Obama e un...auch! Ci manca il corrispondente italiano di Obama...Vabè, tra un elezione americana, una deforestazione balinese e una crisi economica, siamo arrivati al convegno di Poznan.

Gli obiettivi di questa conferenza sono i seguenti:

-- 1) Concordare un piano d'azione e relativi programmi di lavoro per gli impegni futuri, le azioni e le cooperazioni discusse durante l'anno, relative a problematiche cruciali.
-- 2)Segnare un progresso su un certo numero di problematiche attuali tra cui la crescita dei paesi in via di sviluppo, la riduzione delle emissioni dovute alla deforestazione (REDD)e l'utilizzo della tecnologia a favore degli obiettivi comuni, in modo di migliorare l'implementazione dell'accordo e del protocollo di Kyoto.
-- 3)Profonda comprensione e visione comune per una nuova regolamentazione relativa ai cambiamenti del clima.
-- 4)Potenziare la responsabilità legata a tali processi ed alle scadenze concordate.

Durante la conferenza stampa di apertura del convegno, Yvo De Boer - executive secretary UNFCCC, ha sottolineato due importanti segnali ricevuti nel 2007:
Il rapporto IPCC, con cui la comunità scientifica ha confermato la realtà dell'impatto del cambiamento climatico e il famoso Stern Review on the Economics of Climate Change, in cui si sottolinea il disastro economico a cui si andrà incontro, se non si attueranno immediatamente le necessarie azioni.
Per chiarirci...il disastro sarebbe comparabile a due guerre mondiali ed alla grande depressione messi insieme...

Speriamo che queste riunioni intense ed operose ci portino verso un risultato concreto, ma soprattutto speriamo che il nostro presidente del consiglio, Silvio Berlusconi abbia un'illuminazione, una visione, un'apparizione..insomma, qualcosa che gli faccia cambiare idea o che lo sensibilizzi sulla questione ambientale.


Anche perchè, chiedere sconti sulle emissioni di CO2, o tentare di rinegoziare il protocollo di Kyoto arrivati a questo punto, è vergognoso. Il nostro presidente del consiglio DEVE mettere la questione ambientale in prima linea, non solo per un dovere morale, ma anche per mettere in gioco un rilancio economico che trova nelle eco-industrie un'ottima pedana di lancio.

Signor presidente, nel caso avesse capito male: l'Italia non è verde è AL VERDE!




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