
Piccoli quadri di atleti virtuosi, a volte imprecisi bisogna dirlo, ma comunque unici nel loro genere.
Aeros regala una serata diversa e sicuramente aiuta i neofiti ed i riluttanti ad avvicinarsi alla danza, se la danza per loro ancora vuol dire solo "La morte del cigno", tutù e calzamaglie.
Tre coreografi di fama internazionale, Daniel Ezralow, David Parsons e Moses Pendleton, in collaborazione con Luke Cresswell e Steve McNicholas (creatori di 'Stomp'), hanno unito il loro genio creativo alle straordinarie capacità atletiche dei campioni olimpionici della Federazione Rumena di Ginnastica Artistica, Ritmica ed Aerobica, per realizzare uno spettacolo unico nel suo genere, AEROS.
Per il pubblico l’idea è molto stimolante e il fatto che i numeri non siano più lunghi di 3 o 4 minuti (almeno questa è la sensazione), permette di apprezzare la forza atletica (straordinaria), il linguaggio artistico e la musica senza perdersi troppo in arrovellamenti interpretativi o letture simboliche. Tuttavia stavolta (avevo già visto lo spettacolo qualche anno fà), ho trovato il risultato finale un po' fiacco, quasi mancasse di grinta ed entusiasmo.
Vi riassumo i motivi qui di seguito:
1) Il fenomeno Aeros, comincia ad essere datato (sono passati più di dieci anni ormai dalla "prima") e nonostante conservi un certo spirito d'avanguardia, risente inevitabilmente della sua età.
L'arte del resto è sensibilmente legata al contesto socio-clturale e soprattutto temporale a cui appartiene. Portare in scena uno spettacolo e mantenere alto il livello di attenzione del pubblico negli anni non è facile…un’arma che potrebbe giocare a vantaggio di una simile sfida è l’innovazione, ma quello che ho visto ieri sera è assolutamente lo stesso spettacolo che ho visto qualche anno fa.
Per capirci: solo i fuori classe, le grandi opere ed i grandi artisti sopravvivono al passare del tempo. Chi non rientra in queste categorie deve sicuramente darsi un bel po' da fare per assicurarsi un posto sotto i riflettori.
2) A proposito di riflettori: le luci erano mal gestite, addirittura non illuminavano adeguatamente le coreograife soprattutto nei momenti in cui erano fondamentali.
Ad esempio durante il numero dei “tuffi”, in cui gli atleti si esibiscono in volteggi olimpici simulando dei veri e propri tuffi con l'ausilio di un'immagine d'acqua interposta tra loro ed il pubblico, alcuni atleti rimanevano in ombra. Davvero un peccato.
3) Il pubblico non era uniformato all'ascolto ed alla visione (quindi all'esperienza); c'erano moltissimi bambini in sala, e il brusìo era continuo.
Il teatro, è occupato per tre quarti dal pubblico e se quest'ultimo non è posto nella situazione ideale per farsi trasportare...bè il risultato potrebbe essere perdita di concentrazione, sbadigli, distrazione. E questo gli artisti, lo percepiscono.
Dovrei aggiungere una quarta componente che è quella della disposizione delle poltroncine del teatro.
Terribile.
E su questo punto, l' Olimpico prende un rigidissimo 4-
Le file invece di essere alternate, e permettere a chi è seduto di favorire dello spazio tra i sedili di fronte e della leggera inclinazione del pavimento a scendere, sono disposte esattamente una dietro l'altra, sulla stessa linea di proiezione.
Il risultato è che si passa parecchio tempo a tentare di trovare uno spazio da cui poter vedere in maniera totalitaria il palco.
Biglietto di poltrona 28€.
Non economicissimo in tempi di crisi, ma onesto per l’esperienza che se ne acquisisce.
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