
Kuok Khoon Hong, multimilionario malese si è da qualche mese buttato nel business dell'olio di palma.
O meglio, da quando si è buttato nel business dell'olio di palma è diventato multimilionario.
Kuok Khoon è un uomo di mezza età con moglie e figli; e visto l'andazzo del petrolio dei mesi scorsi e la situazione geopolitica nel Borneo, ha pensato bene di fare qualche movimento di soldi (e non pochi), joinventure e passaggi di proprietà ed è diventato uno dei più grandi "sultani" dell'olio di palma del Borneo. Calcolate che la Wilmar (a cui K.K. è a capo), ha aumentato i profitti del 147% solo negli ultimi mesi. Il chè, in un momento di crisi economica mondiale....lascia abbastanza perplessi.
Perchè proprio olio di palma?
Qualcuno di voi già ne sarà al corrente, ma per chi non lo fosse farò un breve riepilogo della situazione:
L'olio di palma è un prodotto molto economico, che viene utilizzato in larga scala dall'industria nella produzione di cioccolato, cosmetici, crackers, fette biscottate e altro. Solo nel 2007 ne sono stati prodotti 37 milioni di tonnellate. wow...
Viene prodotto in grandissima parte nel sud-est asiatico e venduto alle grandi industrie occidentali come ad esempio Nestlè ed Unilever.
L'Indonesia, è il primo produttore di olio di palma al mondo ed anche il primo paese per esportazione dello stesso.
Ma non è finita qui.
L'Indonesia è anche un paese povero. Molto povero.
Ed è anche terza in classifica (scala mondo) per emissione di CO2.
poi c'è la Malesia.
Anche la Malesia ha i suoi problemi e come l'Indonesia ha scoperto la produzione dell'olio di palma.
E l'occidente si sfrega le mani dalla contentezza.
Ad oggi, Indonesia, Malesia ed i complici paesi occidentali, sono diventati gli artefici di uno dei più grandi disastri ambientali del nostro pianeta.
La deforestazione del Borneo.
il Borneo, la terza più grande isola al mondo, diviso tra una parte malesiana a nord ed una indonesiana a sud (più la caccola del Brunei, che con i suoi bei giacimenti petroliferi è più che indipendente), è ricchisimo di materie prime ed ospita uno degli ecosistemi più vari e unici al mondo.
Da anni ormai avviene una quotidiana deforestazione di questo bellissimo paradiso, per favorire la crescita delle piantagioni di palme.
In un fitto intreccio di mafie locali e non, interessi capitalistici e corruzione, ogni anno vengono disboscati 2,5/3,5 milioni di ettari di foresta pluviale per favorire la crescita di piantagioni di palme.
Il tutto facendo leva ahimè, sulla povertà della gente, che per sopravvivere è disposta a tutto.

Le popolazioni indigene cominciano ora a capire che forse è il caso di porre un limite a quello che accade, non solo per proteggere uno degli ecosistemi più unici e vari al mondo, ma anche perchè un abuso di questo genere porta ad un falso arricchimento, tra l'altro di durata brevissima.
Senza una regolamentazione adeguata, per la quale si battono attualmente alcune istituzioni locali e molte associazioni ambientaliste, questa terra un tempo vergine, potrebbe scomparire nel giro di pochi anni.
Grazie ad un'azione continuativa e mirata di organismi come Greenpeace e WWF, è stato possibile incentivare la creazione della prima tavola rotonda per olio di palma sostenibile (RSPO); inoltre la United Plantations ha lanciato la prima certificazione per "olio di palma sostenibile".
Bellissima notizia direte voi!
Fino ad un certo punto....infatti è la stessa United palntations a rifornire i giganti dell'industria (tra cui proprio Unilever e Nestlè) di questo prodotto.
Vi lascio trarre le più bizzarre conclusioni.
Cosa succede quando si distrugge una foresta:
Come potrete immaginare, olte a privare gli animali del loro habitat naturale e ad innescare un meccanismo autodistruttivo interminabile, le aree diboscate diventano aree di veloce deflusso acquifero superficiale. Il disboscamento contribuisce ad una riduzione dell'evaporazione delle acque, che diminuisce l'umidità atmosferica e le precipitazioni. Che in un paese a clima tropicale non è proprio il massimo...
Le foreste sono inoltre un'importante riserva di carbone, sono fondamentali per il ciclo del carbonio, risanando l'aria dall' anidride carbonica e altri agenti inquinanti. E qui, mi ritorna il dato relativo all'Indonesia come terzo paese al mondo per produzione di CO2.
Per farvi capire l'entità del danno, vi cito il rapporto ONU 2007/2008 in cui si stima che, per ogni dollaro guadagnato dall'industria dell'olio di palma, se ne potrebbero perdere da 50 a 100 per le aumentate emissioni di CO2 (secondo i parametri europei dal carbon trading). Tutto questo è allarmante.
Attualmente sono oltre 70 i paesi in cui la mafia del legno elude la legge e gestisce un giro d'affari multimilionario.
Io ho deciso di scrivere di questo disastro perchè credo che la prima arma a nostra disposizione sia la sensibilizzazione. Per fare ciò serve INFORMAZIONE.
Spero con questo breve e grossolano riassunto, di avervi stuzzicato la curiosità....potete leggere di più sull'argomento visitando il sito di Greenpeace che già da parecchio tempo si batte per fermare questa violenza che quasi per ironia della sorte, si sta propagando....a macchia d'olio.
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